4.0 motore della ripresa e del futuro

27/09/2017 17:21
4.0 motore della ripresa e del futuro

Intervista a Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico

La crisi dell’economia mondiale ha coinvolto tutti i paesi, sia economie avanzate che emergenti: l’Italia, in particolare, dal 2007 al 2014 ha perso il 25% della sua base manifatturiera, pagando in termini di produzione industriale uno dei tributi più onerosi in Europa. La crisi, parola che nel significato greco originario significa scelta, tuttavia ci ha imposto di non perdere ulteriormente risorse e tempo: abbiamo dovuto compiere scelte coraggiose, in discontinuità con quanto fatto in precedenza. 

In Italia, di fatto, negli ultimi trent’anni le politiche a sostegno delle imprese manifatturiere sono state praticamente nulle, anche grazie alla diffusione di teorie che esaltavano la supremazia dei servizi rispetto alla produzione di beni, sempre più delocalizzata verso paesi low cost. Questo processo ha provocato un arresto a livello nazionale degli investimenti in macchinari, ricerca e innovazione e quindi una notevole contrazione della competitività delle imprese, e, talvolta, della presenza industriale, soprattutto in alcuni settori chiave. 

Partendo da queste premesse, abbiamo lavorato eliminando le agevolazioni inefficaci, rafforzando quelle di successo e introducendone di più adeguate. La valutazione e la modalità di allocazione delle risorse pubbliche rappresentano rispetto al passato un elemento di novità che useremo anche nella prossima Legge di Bilancio: concentreremo ancora risorse a beneficio dell’economia reale, ossia delle imprese che producono, creano lavoro e distribuiscono quel reddito in grado di generare ricchezza in Italia. Tutto questo, lo scorso anno, si è tradotto nell’avvio del Piano nazionale Industria 4.0, che contempla una serie di incentivi automatici per chi investe in innovazione, e nel potenziamento del Piano Straordinario per il Made in Italy, per chi desidera agganciare la crescita della propria azienda a quella della domanda globale.

Alle citate misure vanno aggiunti il taglio dell’Ires e dell’Irap finalizzati ad alleggerire gli oneri fiscali e contributivi delle imprese, e poi il Jobs Act e il potenziamento della detassazione dei premi di produttività, misure che hanno reso più moderno il mercato del lavoro, tema a cui continuiamo a lavorare, prevedendo, a partire dal 2018, una forte decontribuzione strutturale finalizzata all’assunzione di giovani e nuovi incentivi alla formazione. Le aziende, da parte loro, stanno dimostrando di avere piena consapevolezza del loro potenziale e, visti anche i primi dati di monitoraggio delle ultime misure, si registra una risposta positiva agli strumenti messi in campo dal Governo: dopo i record di esportazioni e del surplus della nostra bilancia commerciale registrati lo scorso anno, anche le recenti rilevazioni su export e produzione ci danno buoni segnali, confermati dalle ultime revisioni al rialzo anche del pil

Per consolidare la crescita e per aumentare a livello globale la competitività delle nostre imprese ci sono ancora ampi margini: non possiamo perdere l’occasione derivante da questo momento propizio offerto dalla componente ciclica, cui dobbiamo aggiungere lo sforzo di migliorare diversi aspetti strutturali del nostro sistema, così da incrementare il numero di imprese che innovano e che esportano. Bisogna creare le condizioni per sfruttare appieno le capacità di alcuni nostri settori vincenti come la manifattura, il life science, la cultura e il turismo: il Made in Italy, infatti, non è un amabile slogan o un’etichetta altisonante per il marketing, ma è una modalità di produrre beni e servizi di alta qualità, che da sempre ci distingue, ma che oggi richiede ancora più innovazione e più internazionalizzazione. In un piano pluriannuale per la crescita è d’obbligo contemplare, come pilastro indispensabile per accrescere la produttività, anche il capitale umano: la complementarietà tra investimenti produttivisistema educativo è l’unica leva vincente in grado di creare le condizioni di stabile e maggiore sviluppo nel tempo. Sono sicuro che il peggio sia passato e che la strada sia ancora lunga, ma sono altrettanto certo che la direzione intrapresa, visti i risultati, sia quella corretta.


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