A bordo dei dati

di Davide Fumagalli 16/07/2016 02:00
A bordo dei dati

Big data, industry 4.0 e algoritmi intelligenti sono i componenti alla base delle auto connesse, che stanno facendo decollare Vodafone Automotive

«Tutto è iniziato davanti a un boccale di birra all’Oktober Fest di Monaco. Nell’ambito di un incontro sull’Internet of Things erano presenti sia Cobra sia Porsche, e l’app mostrata per il controllo dell’auto ci ha permesso di capire che la realtà italiana poteva vantare non solo un’eccellenza sull’hardware, ma anche un’infrastruttura che garantiva una soluzione completa. Abbiamo quindi analizzato bene la società e, tenuto conto anche delle relazioni con le assicurazioni, Vodafone ha deciso di acquistarla. E siamo già avanti rispetto agli obiettivi che ci siamo dati». Nicolaus Gollwitzer, ceo di Vodafone Automotive e a capo della divisione Telematics e Internet of Things del colosso dell tlc, non nasconde l’entusiasmo per i risultati già ottenuti da una delle aree su cui Vodafone sta investendo di più, che ha registrato lo scorso anno una crescita dei risultati del 32%.

Un balzo in avanti, nato proprio dall’acquisizione di Cobra, storica realtà lombarda nata dagli antifurti, che dimostra le potenzialità delle soluzioni offerte a una pluralità di clienti, da costruttori come Porsche a flotte come Enjoy e molti gruppi assicurativi, ma anche di piattaforme tecnologiche come Internet of things, big data e industry 4.0 che trovano qui un esempio significativo di come costituiscano i singoli tasselli di un quadro più complesso per esprimere tutto il proprio potenziale. Alle porte di Varese, immersa e integrata nel verde urbano, è infatti presente la fabbrica in cui vengono assemblate tutte le scatole nere cuore fisico della soluzione connected car, parte delle quali verranno poi spedite a Stoccarda per essere integrate in maniera nativa in ogni Porsche. Tuta e copriscarpe contro l’energia elettrostatica, indispensabili per entrare nell’area di produzione, rendono subito l’idea di come nessun particolare possa essere lasciato al caso, e concretizzano il vero significato di sigle, come Industry 4.0, spesso citate ma non sempre comprese nel vero significato.

«Alcune delle macchine che abbiamo installato hanno 001 come numero di matricola», spiega con orgoglio Aniello Aimone, direttore dell’impianto produttivo di Vodafone Automotive, «e alcune sono state create e costruite sotto nostre specifiche. Abbiamo già completato una linea in cui i macchinari responsabili delle diverse fasi di produzione riescono a dialogare tra loro in tempo reale modificando i parametri di saldatura o posizionamento dei singoli componenti all’interno di parametri stabiliti, senza bisogno di controlli puntuali da parte degli addetti». Componenti che vengono tracciati singolarmente per poter conseguire livelli qualitativi di assoluta eccellenza. «Non esistono controlli a campione di schede, sirene e ogni componente», prosegue Aimone, «perché ogni singolo componente e ogni dispositivo finale viene controllato e testato».


Mai soli al volante. Avere una black box, come viene ormai identificato il modulo alla base dell’auto connessa, porta con sé molti vantaggi in contesti assai diversi tra loro. L’esempio più evidente è dato da Porsche, che ha integrato sin dalla progettazione e costruzione il modulo per la connected car. In questo modo ogni auto della casa di Stoccarda può essere avviata solo se il proprietario è in possesso del modulo elettronico di riconoscimento e, all’occorrenza, può essere tracciata con una precisione ormai incredibile e persino immobilizzata, una volta ferma per motivi di sicurezza. Un’app per smartphone avverte inoltre il proprietario di eventuali tentativi di furto e consente inoltre alla centrale di controllo di avvertire lo stesso proprietario di eventuali movimenti sospetti dell’auto che, su sua autorizzazione, porteranno poi al blocco dell’auto stessa e al dialogo con le forze dell’ordine per arrivare la recupero.

«Nel caso delle Porsche, la percentuale di recupero delle auto rubate è stata di otto su otto su base mensile», spiega Paolo Deserti, a capo del Secure Operative Centre di Vodafone Automotive e cuore tecnologico della piattaforma. Dalla centrale operativa del centro, 24 ore su 24, vengono infatti ricevute e verificate tutte le anomalie e gli allarmi provenienti dalla auto connesse, tanto le Porsche quanto le auto della flotta Enjoy e tutte quelle che hanno montato una black box non solo come antifurto ma anche come parte di un contratto assicurativo. Il livello di evoluzione della soluzione, composta dal modulo hardware, il servizio di connettività intelligente dei dati e gli algoritmi messi a punto in collaborazione con il Politecnico di Milano, oltre che dall’esperienza degli operatori nella gestione degli eventi, è evidente in caso di incidente. In caso di brusca decelerazione, infatti, il modulo invia un allarme alla centrale operativa, consentendo all’operatore di distinguere tra una frenata improvvisa e un incidente a seconda di paramentri che spaziano dalla velocità del veicolo nei secondi prima dell’evento a quelli successivi, spostamento dell’auto, posizione, ecc. In caso il software escluda un falso allarme, l’operatore telefona all’automobilista e, nel caso, manda subito un mezzo di soccorso.

«La soluzione che siamo in grado di offrire è un’evoluzione significativa rispetto alla connettività, e ci viene riconosciuta dalla presenza di Vodafone Automotive in oltre la metà dei progetti legati alle connected car in ambito mondiale», afferma Marco Canesi, a capo della divisione Telematics products management di Vodafone. Strettamente collegato allo sviluppo di questo settore, che sta trovando nelle assicurazioni una forte spinta, è il tema della privacy, «valore fondamentale per Vodafone, e in cui portiamo l’esperienza di operatori di tlc», prosegue Canesi, «dati come velocità, stile di guida e strade percorse sono gestiti in forma aggregata e statistica. E non dimentichiamo che per il consumatore il rischio aggiuntivo di violazione della privacy è basso rispetto all’uso dello smartphone». (riproduzione riservata)


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