A lezione dall’intelligenza artificiale: così l’italiana Docebo è arrivata a valere miliardi di dollari nell’e-learning

di Fabrizio Massaro 22/10/2022 00:14
A lezione dall’intelligenza artificiale: così l’italiana Docebo è arrivata a valere miliardi di dollari nell’e-learning
Claudio Erba, fondatore e ceo di Docebo

Sede in Brianza, ipo al Nasdaq e in Canada e 1,2 mld di valore: l'italiana Docebo è tra i player mondiali della formazione professionale basata su cloud e AI. Il fondatore e ceo Claudio Erba svela strategie e piani di un mercato immenso e ancora da conquistare | Education, ecco quanto vale il business del sapere in Italia

Se si vuole sapere davvero quanto vale il business della formazione professionale, una persona di riferimento in Italia è senza dubbio Claudio Erba. «Claudio, non Carlo, quello del dentifricio», esordisce al telefono. Ci scherza su ma è vero – dice – che molti confondono il suo nome. In effetti Claudio Erba, 49 anni compiuti il 20 agosto, non è molto conosciuto e non ci tiene a conquistare il proscenio ma parlare di lui è d'obbligo in tema di formazione: Erba è fondatore e ceo di Docebo, una società che in 15 anni è diventata un colosso del settore, quotata nel 2019 in Canada e dal 2020 anche al Nasdaq, dove è arrivata a valere anche 3 miliardi di dollari. «Erano 3 miliardi fino al 2021, quest'anno tutti i listini sono crollati e siamo ora a circa 1,2 miliardi, ma è sempre molto sopra il prezzo della prima ipo», rivendica.

Formare con la AI

Ma che cos'è Docebo? È una società che offre piattaforme di e-learning basate su cloud e intelligenza artificiale (AI). I listini delle quotazioni sono in Nord America così come gran parte dei circa 150 milioni di dollari di fatturato ma il cuore pensante, la ricerca e sviluppo, si trova a Biassono, in Brianza - sede centrale dell'azienda - dove 250 ricercatori sviluppano software, con una dozzina di persone dedicata ad elaborare nuovi algoritmi di AI, per insegnare al computer a imparare per poter a sua volta insegnare agli umani, siano essi dipendenti, fornitori, clienti o pubblico di riferimento di un'azienda. In Italia, solo per fare alcuni nomi, il sistema di Docebo è utilizzato da Intesa Sanpaolo Formazione (oggi Digit'ed con Nextalia) per gli oltre 80 mila dipendenti dell'istituto e da Leroy Merlin per la formazione nel retail. Nel mondo, clienti di Docebo sono colossi come Amazon, Walmart, Coca-Cola, Thomson Reuters, Heineken, Amnesty International.

Formazione ed educazione

«Bisogna ben distinguere i due universi paralleli della formazione», precisa Erba, «una è quella educational, scolastica, per la quale la presenza fisica, l'interazione umana è fondamentale e dove la mission è proprio il passaggio del sapere. Poi c'è il corporate training, che è uno strumento accessorio al business principale di un'azienda». Il settore in cui Docebo opera è in grande evoluzione: «Ci sono diversi trend: inizialmente la formazione aziendale era in mano alle risorse umane, adesso è in mano ai singoli dipartimenti delle aziende ma sta andando sempre più forte la formazione di personale esterno all'azienda-i fornitori, i clienti, i rivenditori, la forza vendita esterna come il personale delle concessionarie di auto o moto- anche se ci sono diversi livelli di sofisticazione tra aree geografiche: gli Usa e il Nord America sono più avanti, segue la Gran Bretagna, poi la Ue e via via Medio Oriente, Mediterraneo, Asia».

Quanto vale il mercato

Insomma nella platea globale del mercato della formazione ci sono continenti sostanzialmente ancora vergini. Per questo il settore suscita forti appetiti. «Secondo lo studio che abbiamo commissionato a una società di consulenza, solo in Nord America il mercato delle piattaforme di e-learning vale 8,4 miliardi di dollari e crescerà del 19% l'anno fino al 2030», dice Erba, «di questi, 2,8 miliardi sono interni alle aziende, e circa 5,6 miliardi vengono dalla formazione esterna, cioè quella fatta a non dipendenti dell'azienda. E di questa fetta, il 70% si riferisce a società non ha neanche cominciato a fare formazione a soggetti esterni».

La formazione predittiva

Se anche nella formazione vale il principio “content is king”, la tecnologia è altrettanto importante per organizzare il lavoro: «È la piattaforma che organizza tutto, crea gruppi di studenti, divide per competenze, per gap di competenze, distingue tra cluster di persone da formare, stabilisce i criteri e i tempi della formazione, interagisce con i software delle risorse umane e con i customer relationship management c(rm). Grazie all'intelligenza artificiale può anche predire le evoluzioni future della carriera e suggerirti la formazione necessaria per prepararti a fare il salto in avanti nell'azienda», continua Erba.

La crescita del settore è imponente. «Amazon Aws è uno dei nostri più grandi clienti. Il loro problema non è solo di formare i clienti o i partner di turno; loro stanno facendo formazione sul cloud engeneering ai potenziali candidati a lavorare per loro. Nei piani del nuovo ceo Adam Selipsky c'è di formare online 29 milioni di persone nel cloud computing, siano essi futuri dipendenti o utilizzatori di Aws».

Anche l'approccio alla formazione cambia con l'intelligenza artificiale: «Abbiamo fatto in modo che la AI possa costruirsi il contenuto autonomamente, partendo per esempio da un libro: il sistema lo elabora, lo comprende, lo suddivide in parti, identifica quelle più importanti e dal testo crea un video, assemblando una library di filmati esistenti, senza che l'umano intervenga. Si possono creare pillole di micro-learning, in dieci minuti, in dieci lingue diverse. In futuro quindi non esisteranno più le librerie di contenuti come le conosciamo oggi. Ci saranno contenuti informativi che la AI può trasformare in contenuto formativo».

Nella tana del Bianconiglio

Chi è abituato e si è formato nel mondo tradizionale può essere colto da vertigine, Erba conosce bene questa reazione: «Il nostro mondo è come la tana del Bianconiglio di Matrix: se ci entri, non ne esci più». Ma come si crea un'azienda del genere? «Insegnavo content management system a un master dell'università di Firenze e avevo bisogno di uno spazio dove condividere le slide e con il mio amico Fabio Pirovano, che lavora in Docebo come chief product officer, abbiamo creato una specie di dropbox che poi abbiamo riorganizzato in piattaforma di e-learning con cartelle protette da password e accessi differenziati. Da lì è nata Docebo. Oggi può reggere un traffico di 2 milioni di utenti simultanei per ogni singolo cliente».

La crescita

In quella tana c'è molto altro: «Recentemente abbiamo comprato a Parigi una società di learning impact: è un sistema che dopo sei mesi che hai finito il corso ti re-ingaggia e ti chiede se il corso è stato di aiuto, se ha avuto un impatto sulla carriera o sul business. Fa una valutazione qualitativa del corso e i dati vengono elaborati dalla AI che stabilisce se il corso abbia portato valore o meno, e in quest'ultimo caso non lo propone più».

Per Docebo lo sbarco in America è stata la chiave di volta: «Siamo una delle poche aziende che è riuscita a competere e vincere contro la Silicon Valley perché abbiamo capito le loro chiavi di lettura: l'allineamento culturale, l'aspettativa di prodotto veloce e molto sofisticata...». Da lì è arrivata l'ipo, prima in Canada, dove ha raccolto 30 milioni, poi al Nasdaq dove ne ha trovati altri 200, in particolare dal fondo Intercap, family office canadese che ha circa il 40% del capitale. Erba è titolare di circa il 4% della società, che nel 2021 ha chiuso con 104 milioni di ricavi e una perdita di 11 milioni di dollari, e nel semestre 2022 ha segnato 2 milioni di perdite.

«Abbiamo ancora in cassa quasi tutto il capitale raccolto, circa 212 milioni, per fare acquisizioni opportunistiche, non di concorrenti ma di prodotti adiacenti al nostro. Il mercato è ancora super frammentato e in fase di consolidamento. Noi in più abbiamo il vantaggio di adottare una mentalità europea di avere un business che riconosce la frugalità e l'efficienza del capitale: gli analisti prevedono che nei prossimi trimestri avremo ebitda e free cash flow positivi, mentre in Usa puoi trovare grandi aziende che ancora non fanno profitti».

E nel futuro? «La sfida è trovare nuovi modi per raggiungere e formare le persone in modo diverso. Un esempio possono essere i podcast ma ci sono molte altre strade: come archiviare le conversazioni informali che avvengono nelle chat aziendali e trasformarle in contenuto formativo, quando un utente per esempio fa la stessa domanda». (riproduzione riservata)


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