I pionieri dell’innovazione industriale

di Andrea Nicoletti 15/12/2016 12:18
I pionieri dell’innovazione industriale

Mappa di grandi e piccolissime aziende 4.0 italiane: i casi esemplari, i progetti futuristici

La fabbrica 4.0 è un modo di ripensare la produzione anche in settori tradizionali, dalla pasta alle caffettiere. Le aziende utilizzano i big data, digitalizzano i processi per velocizzarli e risparmiare, usano la robotica per produrre di più con meno. Ecco alcuni pionieri: 

A2a. La multiutility guidata da Valerio Camerano equipaggerà i 142mila lampioni di Milano con sistemi intelligenti e connessi in rete. Videocamere e sensori, per esempio, saranno in grado di vedere i parcheggi vuoti e quelli pieni e ne gestiranno la segnalazione e la prenotazione, fino al pagamento, leggendo la targa del cliente e inviando lo scontrino sul telefono.

Agusta Westland. Il colosso italobritannico (gruppo Leonardo) è stato fra i primi a usare lo smart manufacturing per migliorare l’efficienza, con l’impiego, per esempio, dei tablet per vedere ovunque i parametri della produzione e in tempo reale lo stato di funzionamento di diversi impianti. 

Adige. L’azienda del gruppo Blm è una pmi nella filiera delle macchine per lavorare tubi metallici. Ha adottato nuove procedure smart e lavora con clienti e fornitori tramite una piattaforma virtuale che raccoglie e digitalizza i progetti, i preventivi e le specifiche tecniche. 

Barilla. Ha una divisione di ingegneri e manager, guidata dal cfo Giangaddo Prati, al lavoro su un progetto di stampanti 3D che produrranno rigatoni e spaghetti on demand con cui rifornire negozi e supermercati. Il secondo passo potrebbe essere la produzione e commercializzazione degli impasti con i quali chiunque potrà stampare la sua pasta. In questo modo si decentralizza la produzione e la si porta verso un modello diffuso.

Bonfiglioli. Si chiama Evo e sarà il più grande insediamento industriale 4.0 del gruppo Bonfiglioli in Italia, 780 milioni di fatturato. La nuova fabbrica costerà 60 milioni, di cui 30 per le nuove tecnologie in linea alle migliori pratiche dell’industria 4.0. A regime usciranno dalle linee produttive 800mila prodotti nel’anno. Sarà una fabbrica senza barriere con integrazione di tutte le aree, ed efficienza energetica. 

Cimbali. L’italiana che produce l’iconica macchina da caffè è stata accompagnata da Sap, software house tedesca, verso l’ingegnerizzazione dei processi e la progressiva ottimizzazione dell’aftermarket, il dopo vendita con manutenzione e pezzi di ricambio. Le nuove Cimbali dei bar sono connesse con la centrale operativa in grado di controllare se il barista, a Roma come a Oslo, sta usando il giusto dosaggio e le impostazioni corrette di pressione e temperatura. E intanto raccolgono dati sui consumi.

Dallara Automobili. La società fondata da Giampaolo Dallara e guidata da Andrea Pontremoli produce vetture da competizione e ha messo in rete le imprese fornitrici, in modo da sincronizzare i tempi e i processi produttivi, in un unico sistema di pianificazione. Al progetto è interessata anche la Ferrari. 

Diageo. La multinazionale degli alcolici è sesta fra le aziende europee con la migliore supply chain, secondo la società di analisi Gartner. Diageo usa i big data per analizzare i processi produttivi e condividerli su una piattaforma di cloud computing, prima di prendere decisioni strategiche. 

Donelli. L’azienda di Legnano che si occupa di verniciatura e manutenzione di piattaforme offshore, centrali elettriche e poli petrolchimici ha investito 2 milioni per migliorare i processi di lavoro e i sistemi di monitoraggio degli stabilimenti. Unendo tecnologia digitale, dati e cloud in ottica 4.0. Avverte il presidente Luca Donelli, 34 anni: «Il 4.0 va declinato in maniera diversa settore per settore e richiede tempo».

Ecoplast. La fabbrica di Foggia produce imballaggi in carta e plastica per i settori automotive e petrolchimico e punta a ideare prodotti in collaborazione con il Politecnico di Bari e alcuni centri di ricerca privati. Presenterà tra non molto i suoi nuovi progetti di industry 4.0. 

Fonderie Zanardi. Diventare industria 4.0 significa anche passare dalla semplice produzione alla vendita del suo know-how. È la scelta di Fonderie Zanardi, azienda di Minerbe (Vr) che ha deciso di trasformarsi in partner tecnologico e di servizio di Fiat, piuttosto che restare un semplice fornitore, cedendo dati e conoscenza in un’ottica di manifattura condivisa. Zanardi fornisce consulenza e training. 

Gragnano. L’azienda guidata dai fratelli Ciro, Antonino, Marianna e Susanna Moccia, presidente dei Giovani di Confindustria Napoli, ha una produzione da 10 milioni di fatturato circa, che vende per il 70% all’estero e in Italia soprattutto nei ristoranti di qualità e negli Autogrill. Da luglio la fabbrica ha adottato, prima in Italia, una nuova tecnologia per la sigillatura delle confezioni con processo 4.0, garantendo maggiore precisione, produttività e sicurezza sul lavoro, oltre a un notevole risparmio di energia e di spazio. 

Icam. Azienda dolciaria con 70 anni di storia e un fatturato di circa 130 milioni di euro, produce più di 350 tipi di cioccolato, ha introdotto l’intenet of things in tutti i processi produttivi, dalla fabbricazione alla gestione del magazzino e alla logistica. Il sistema per il controllo automatico di processi e manutenzione dei macchinari si basa su una rete di sensori e misuratori distribuiti su tutto l’impianto.

Marchesini Group. La multinazionale tascabile da 270 milioni, leader nel packaging per farmaceutica e cosmetica, ha investito 14 milioni per robotizzare la nuova fabbrica di Carpi: uno stabilimento autosufficiente dal punto di vista energetico, con un’anima tecnologica 4.0 e una capacità produttiva di 50 milioni di fatturato l’anno. 

Poste Italiane. L’azienda, nata assieme all’Italia nel 1861, con Spid, nuovo sistema di accesso ai servizi online, punta a semplificare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Poste, ribadisce la presidente Luisa Todini, è un’azienda 4.0 (ha partecipato anche alla preparazione del piano del governo) con 34 milioni di clienti che ogni giorno utilizzano l’online e un piano industriale appena approvato che ha l’obiettivo di «accompagnare l’Italia nell’educazione al risparmio gestito» anche attraverso il digitale. 

Umpi. Nel settore dei lampioni c’è anche Umpi, azienda di Cattolica specializzata in sistemi per le smart city: il palo può gestire la cartellonistica luminosa e la videosorveglianza, o le informazioni meteo, garantendo risparmi energetici e interventi tempestivi. La telegestione in una città di 10mila abitanti potrebbe generare 500mila euro di risparmi per le casse comunali. Se esteso a tutto il territorio italiano, si stima un taglio alla spesa pubblica di 4 miliardi e 100mila nuovi posti di lavoro in un solo anno.

 

 


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