Industria 4.0, un traino del pil

di Sabrina Iadarola 18/01/2017 12:04
Industria 4.0, un traino del pil

L'impatto del piano da 13 mld sulle imprese italiane, soprattutto piccole e artigiane. Le leve: banda larga, ammortamenti e fondi agevolati.

Un super piano da 13 miliardi di euro per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. Che passa attraverso il rilancio degli investimenti industriali in ricerca e sviluppo, con incentivi alla crescita delle imprese e alle start-up, che punta, infine, a migliorare le infrastrutture di rete. «Industria 4.0» è il piano del governo che interesserà il nostro Paese, a partire da quest'anno, per il prossimo triennio. È una sfida per l'intero tessuto imprenditoriale, affinché l'Italia possa mantenersi al passo con il resto del mondo. Almeno con l'Europa.

L'Unione europea ha inserito l'industria 4.0 tra le priorità, assieme a banda ultralarga, efficienza energetica, crescita dell'occupazione e sostegno alle imprese innovative. Secondo la società di consulenza tedesca Roland Berger, in una ricerca condotta nei primi sei mesi del 2016, l'industria 4.0 entro il 2030 nel continente raggiungerà un fatturato di 500 miliardi di euro e darà lavoro a più di 6 milioni di persone.

Ma in Italia a che punto siamo con l'innovazione? Qualche mese fa Confartigianato ha fotografato una Italia impietosa: il nostro livello di copertura e di sviluppo di reti fisse di nuova generazione è tra i più bassi d'Europa. E siamo al penultimo posto per le condizioni di velocità della rete. Appena il 12,5% delle nostre imprese ha potuto utilizzare nell'ultimo anno connessioni di banda larga fissa ad alta velocità. Nell'Unione europea, invece, la media di imprenditori che sfruttano banda larga veloce sfiora il 27%. Non c'è confronto possibile con Paesi come la Danimarca, dove oltre la metà delle aziende utilizza connessioni veloci. Ma ci superano abbondantemente anche nostri diretti competitor come Germania, Francia e Spagna. Il gap delle infrastrutture italiane penalizza proprio le imprese artigiane, sostiene Confartigianato, metà delle quali è localizzata fuori dai grandi centri urbani e in montagna, cioè nelle aree poco coperte dalla rete.

Il piano industria 4.0 potrebbe dare una bella scossa a questa situazione e migliorare la produttività delle imprese. «Una grande chance per le pmi. È una sfida che vinciamo o perdiamo tramite le piccole e medie imprese» aveva detto il ministro Calenda nel presentare il piano. E infatti Confartigianato ha calcolato che, se si raggiungesse la copertura totale di banda larga nelle cosiddette «aree bianche», dove ora non esiste alcuna infrastruttura di questo tipo, il valore aggiunto delle micro imprese fino a 9 addetti aumenterebbe del 13%. Allargando l'ipotesi di impatto positivo del piano del governo alle aziende fino a 20 addetti che operano nelle aree bianche, il loro valore aggiunto crescerebbe di quasi 15 miliardi, pari a un punto di pil.

Super e iper-ammortamenti e finanziamenti agevolati per gli investimenti delle imprese in beni strumentali e tecnologie, rappresentano una grande opportunità, anche secondo Confindustria, per rinsaldare l'alta propensione a innovare delle imprese italiane. Tale da generare un effetto moltiplicatore positivo su tutto il sistema Paese, incrementando produttività e competitività internazionale. «Le misure fiscali messe in campo», si legge in una nota del Centro Studi di Confindustria, «rappresentano non solo una leva pervasiva, ma anche trasversale per settore, dimensione d'impresa e regione. Tuttavia esse potranno contribuire alla modernizzazione e alla trasformazione tecnologica del sistema produttivo solo se saranno affiancate dalle altre disposizioni del piano industria 4.0 che non hanno trovato spazio nella legge di Bilancio. In particolare essenziale sarà l'attuazione dei piani per la formazione del capitale umano e la creazione di una vera rete per l'innovazione che faccia da ponte tra la ricerca e il mercato».


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