La fabbrica miracolo

di Tobia De Stefano 20/12/2016 12:41
La fabbrica miracolo

Solo 105.519 auto nel 2012, oltre 200mila quest’anno: è la metamorfosi di Pomigliano (Fca), grazie ai robot e al coinvolgimento dei dipendenti. Come funziona il grande stabilimento più efficiente d’Italia

Là dove c’era il più alto tasso di assenteismo d’Italia (picco del 24% in occasione delle partite del Napoli) oggi si fa a gara a lavorare di sabato. Là dove si battevano tutti i primati per furti e difetti delle auto prodotte (la leggenda racconta di un’Alfa 159 montata con due sedili diversi), oggi si vincono premi qualità. Là dove la produttività era considerata un espediente usato dai capi per ricattare i sottoposti, oggi si vantano modelli di compartecipazione e robotizzazione dei processi, uno dei migliori esempi di trasformazione in industria 4.0. È la sorpresa dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco (ex Alfasud), frutto di forte innovazione tecnologica, oltre che di una diversa cultura del lavoro (una volta si rischiò «lo sciopero della zoccola», dopo l’avvistamento di alcuni topi usciti dalle centraline elettriche). Momento della svolta: il referendum tra i dipendenti del 2010 che ha approvato il nuovo contratto definito da Sergio Marchionne. Richiesta: ridurre le pause da 40 a 30 minuti, spostare la mensa a fine turno, aumenti salariali non più legati all’inflazione ma all’efficienza della fabbrica. Il 63% degli operai ha detto sì. Anche grazie ai successivi interventi di robotizzazione, la sequenza è stata significativa: 12.808 Panda (con i lavori iniziati a novembre 2011), 105.519 nuove auto nel 2012, 154.830 nel 2013, 161.786 nel 2014, 177.026 nel 2015; quest’anno si supereranno le 200mila.

Secondo molti parametri, la grande fabbrica campana è la più efficiente d’Italia, dicono alla Fca, che ha riconosciuto (come da accordi) bonus ai dipendenti: quasi 1.500 euro lordi per il quinto livello, quasi 1.600 per il terzo, poco meno di 2mila per il primo e secondo. Per una rivoluzione del genere non bastano le nuove regole. «Dopo il referendum», spiega il segretario regionale della Uilm Campania, Giovanni Sgambati, «a Pomigliano sono stati spesi circa 800 milioni di euro per gli impianti. Oggi l’uso della robotica è massiccio soprattutto nel reparto di lastrosaldatura, che consente elementi di flessibilità che rendono più veloce e meno duro il lavoro: l’impianto si autoresetta in base al tipo di scocca in produzione. Tutta la linea è più ergonomica, adesso è la scocca che si alza fino all’altezza più comoda per l’operaio». Secondo Giuseppe Terracciano, segretario generale dei metalmeccanici Cisl in Campania, «Pomigliano è portato come esempio in Europa per utilizzo delle nuove tecnologie e delle buone pratiche di industry 3.0 e 4.0. Se nella lastrosaldatura i robot sono più di 600, tutto il sistema dei carrelli è diventato automatico: vengono caricati da operai nelle varie isole di rifornimento (degli pneumatici, dei fari, dei paraurti) e poi viaggiano in autonomia fino alla postazione di montaggio. Anche l’intero processo di verniciatura è stato automatizzato. C’è un impianto ultramoderno per lo stampaggio di materiali plastici, come i paraurti». Macchine e robot che consentono di risparmiare tempo, fare meno fatica e aumentare la qualità delle vetture. «Per arrivare a questo punto», aggiunge Sgambati, «è stato fondamentale riprendere dalla Toyota un nuovo modello organizzativo, detto Wcm

Il World class manufacturing migliora l’efficienza lavorando su tempi e qualità, riduce gli sprechi del ciclo produttivo partendo dalla convinzione che solo coinvolgendo pienamente tutto il personale sia possibile far crescere prodotti e produttività. Questo metodo di lavoro ha contribuito a ridurre l’altissimo grado di conflittualità che zavorrava Pomigliano». Dove adesso si raggiungono punteggi altissimi nella valutazione del Wcm, che poi si traducono in premi ai dipendenti. «Per usare al meglio le nuove tecnologie», continua Terracciano, «è fondamentale una formazione continua. Così anche molti cassintegrati sono stati reinseriti nel processo produttivo». Il personale è stato coinvolto in decisioni vitali per l’azienda: la messa a punto dei cicli produttivi, l’organizzazione delle postazioni. E dagli operai sono arrivati migliaia di suggerimenti per migliorare le condizioni di lavoro, evitare gli errori di montaggio. La percentuale di assenza per malattia è sotto il 2%, contro il 20% e passa degli anni dell’anarchia; l’ultimo sciopero nazionale di un’ora ha raccolto il 2% di adesioni. Restano le differenze nella distribuzione dei bonus tra chi fa il 40% di solidarietà e chi solo il 5%. Ma fino a quando non arriverà un secondo modello oltre alla Panda (la terza Alfa?) la piena occupazione resterà difficile. La decisione spetta all’ad Marchionne, secondo il quale il futuro degli stabilimenti italiani è produzione di vetture di fascia alta.


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