La filiera corta è 4.0

23/11/2021 15:55
La filiera corta è 4.0

Le produzioni di nicchia permettono di reperire molto più facilmente i materiali rispetto a quelle di grandi dimensioni. Le nuove tecnologie e la risposta alla crisi delle forniture per governo e imprese. Il bilancio del Piano Nazionale Industria 4.0 a 5 anni dal lancio.

«Industria 4.0 è stata l'arma segreta che ha permesso all'Italia di ripartire meglio degli altri Paesi, e ora può chiudere l'anno con una crescita del 6.3% del pil». Il professor Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, descrive così su Class Cnbc l'impatto delle misure che negli ultimi 5 anni hanno sostenuto gli investimenti della manifattura italiana. L'intervento di Fortis sul canale nel corso del programma Italia 4.0, lanciato il 21 Settembre 2016 in corrispondenza dell'avvio del primo piano del governo per la digitalizzazione delle imprese e che ogni settimana racconta l'industria in tv e sul sito www.quattropuntozero.info. Con Fortis hanno partecipato alla puntata speciale anche il dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico Marco Calabrò, Federico Visentin, presidente di Federmeccanica e il professor Marco Taisch, primo regista del piano e presidente del Competence Center «Made».

Domanda. Il piano Industria 4.0 è stata la prima vera misura di politica industriale degli anni 2000 nel nostro paese. Quali risultati ha raggiunto e cosa resta da fare?

Calabrò. Il primo grande merito del piano è stato quello di aver avviato un'operazione culturale. Oggi il concetto di Industria 4.0 fa parte del nostro bagaglio di conoscenze. Ha creato consapevolezza sui temi di innovazione e avanzamento tecnologico, unica via possibile per essere competitivi. Secondo merito del piano è stato quello di aver garantito un approccio di sistema, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria, delle camere di commercio e delle strutture di trasferimento tecnologico.

D. I numeri sono altrettanto buoni ?

Calabrò. Naturalmente l'adesione delle imprese è diversificata. In concreto abbiamo quasi un milione di soggetti beneficiari dell'ex superammortamento e circa 40 mila imprese che hanno utilizzato gli incentivi per i beni 4.0, materiali e immateriali. Numeri analoghi si registrano per le agevolazioni per attività di ricerca e sviluppo. Mi piace ricordare che l'85% delle imprese che ha usufruito degli incentivi, prima del piano non avevano mai investito in tecnologie 4.0.

D. E il bilancio per le aziende?

Visentin. Pochi interventi sono stati così efficaci negli ultimi anni come il Piano Industria 4.0. Il bilancio è senz'altro positivo. Ma un passo in più doveva esser fatto. Mi riferisco a quel balzo che serviva a ripensare non solo i processi produttivi, ma anche i modelli di business, a trovare nuove strade per la propria offerta di prodotto. Il vero impatto sul miglioramento della produttività non è stato così evidente, tranne che per le grandi imprese. Questo è l'aspetto da cui dobbiamo ripartire, anche in vista delle future sfide, come quella della formazione e della transizione ecologica.

Taisch. Sono d'accordo, ma per aumentare la produttività dobbiamo concedere alle imprese più tempo rispetto all'investimento in tecnologie. Ricordiamoci che il 4.0 consente di investire in hardware e software, ma poi bisogna saper utilizzare questi strumenti. Dobbiamo guardare quindi anche alla produttività del lavoro, che risente ancora oggi di una mancata accelerazione in attività formative, lavorando su scuole e competenze. Questa è una sfida che le imprese non hanno ancora colto. Ed è molto negativo il fatto che nell'attuale versione della prossima legge di bilancio non ci sia spazio per il credito d'imposta sulla formazione 4.0.L'efficacia del provvedimento si misura su due fronti. In primis con il dato sulla produzione manifatturiera, che dal 2015 a oggi è cresciuta più di quella tedesca. In secondo luogo, con il dato sul valore aggiunto lordo rapportato agli occupati, che negli ultimi sei anni ha visto l'Italia leader tra i paesi del G7. Risultati raggiunti nel periodo di principale spinta del piano. Il Veneto ha incrementato gli investimenti per quattro anni consecutivi del 8%, l'Emilia-Romagna del 7%. Il piano nazionale è stato inoltre volano per gli stessi costruttori di macchine, perché per la prima volta abbiamo comprato tante tecnologie made in Italy e i fornitori a loro volta hanno reinvestito.

D. Guardiamo al futuro. La legge di Bilancio 2022 prevede il rinnovo del piano Transizione 4.0 per il triennio 2023-25, ma c'è un dimezzamento delle aliquote. Inoltre, alcune misure non vengono rinnovate. Che segnali vi arrivano dalle imprese?

Calabrò. Penso che si debba guardare con favore alla scelta di dare continuità alle misure del piano già nella prossima legge di bilancio. Non era scontato. Ricordo che le misure introdotte nel 2016 dovevano essere una tantum per stimolare il ciclo di investimenti in un momento difficile. Naturalmente anche noi guardiamo con qualche preoccupazione al dimezzamento delle aliquote. Forse degli aggiustamenti possono essere fatti in corso d'opera.

D. Compresa la possibilità che insieme al credito di imposta tornino le formule da cui il piano è partito, cioè super e iperammortamento?

Calabrò. Penso che sarebbe meglio evitare modifiche continue alle agevolazioni. Il credito d'imposta è uno strumento che dà maggiori possibilità alle imprese, ha consentito di rendere accessibile l'agevolazione anche ad aziende che non avevano conseguito utili. Stiamo parlando di una platea che costituisce circa il 40% del totale delle aziende italiane.

Visentin. Siamo felici per la continuità del provvedimento. Abbiamo bisogno di stabilità negli strumenti di incentivazione. Penso in particolare a quelle piccole realtà che caratterizzano il nostro settore e che iniziano ora a conoscere le misure. Ma il tema delle competenze è il vero problema. Come si fa a prendere decisioni così gravi come il mancato rinnovo al credito d'imposta sulla formazione 4.0 per il prossimo triennio? Siamo in ritardo, gli istituti tecnici faticano a decollare. Non so se il motivo della mancata proroga sia dettato da uno scarso accesso da parte delle imprese alla misura rispetto alle stime del ministero.

D. L'industria ha trainato la ripresa, ma ora deve fare i conti con il caro energia, la scarsità di materie prime e il caos nella logistica. Come vedete i prossimi mesi?

Fortis. Abbiamo settori che soffrono degli aumenti del prezzo del gas e del rallentamento delle supply chain globali, ma molte produzioni di nicchia ci permettono di continuare a produrre, di reperire più facilmente i materiali rispetto alle grandi produzioni in serie tedesche. È più facile portare a termine la consegna di dieci grandi yacht che 100 mila autovetture. Con Industria 4.0 l'Italia ha sorpreso tutti facendo crescere l'economia molto più degli altri.

Visentin. La marginalità sarà il problema più grande che avremo nei bilanci del 2021 e questo problema purtroppo non è destinato a finire presto. Per il momento non vediamo l'aumento dei prezzi di lavatrici, lavastoviglie o automobili. Questo perché i componentisti, che stanno nel mezzo della catena di fornitura, stanno assorbendo gli incrementi. Nel 2021 i migliori bilanci li vedremo dalle acciaierie, che hanno già scaricato a valle il costo delle materie prime. Per il 2022 il rischio è che i costi dei colli di bottiglia arrivino al consumatore in fondo alla catena scatenando una riduzione dei consumi o un aumento dei salari. (riproduzione riservata)

Ha collaborato Simone Cerroni


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