Le tecnologie 4.0 piacciono soprattutto alle pmi

di Roxy Tomasicchio 26/10/2018 12:32
Le tecnologie 4.0 piacciono soprattutto alle pmi

Robotica, laser cutting, stampanti 3D, big data e così via. Sono le basi di Industria 4.0. Sconosciute, o comunque non utilizzate dai più. Infatti, l’adozione di questi strumenti è limitata a circa il 19% di imprese, di cui una buona fetta (oltre il 40%) costituito dalle piccole. Lo rileva la ricerca del Laboratorio manifattura digitale dell’università di Padova presentata in un evento del Cuoa

Robotica, laser cutting, manifattura additiva (per esempio stampanti 3D), i big data e il cloud, gli scanner 3D, la realtà aumentata e l'internet delle cose (IoT). Sono le principali tecnologie 4.0. Sconosciute, o comunque non utilizzate dall'81% delle imprese. Su oltre mille imprese campione (dei settori casa, arredo, meccanica e tessile-abbigliamento), infatti, l'adozione di questi strumenti è limitata a circa il 19%, di cui una buona fetta (oltre il 40%) costituito da piccole imprese. C'è da aggiungere però che il ricorso alle tecnologie è avviato da tempo (dal 2008 al 2014 gli anni medi), trainato da motivazioni di mercato (dare un miglior servizio al cliente in primo luogo). I vantaggi? Investire in tecnologie o progetti industria 4.0 ha aumentato la capacità innovativa dell'impresa, con effetti su efficienza (60%), produttività (54%) e miglioramento del servizio al cliente (53%). Anche il prodotto ne ha beneficiato in termini di personalizzazione (servizi collegati e tracciabilità/controllo sul prodotto), così come sul fronte della sostenibilità ambientale. Ma non sono mancati impatti sull'occupazione (oltre il 61% degli adottanti ha mantenuto stabile l'occupazione, e il 34% l'ha addirittura aumentata). Inoltre c'è stato anche qualche segno positivo sul fronte delle performance (ebidta/vendite e crescita del fatturato).

A fornire questa scansione delle tecnologie 4.0 (per restare in tema) rispetto al mondo imprenditoriale è la ricerca condotta nell'ambito del Laboratorio manifattura digitale del dipartimento di scienze economiche e aziendali dell'università di Padova. Occasione per presentare l'indagine è stato l'evento, intitolato Oltre l'Industria 4.0, organizzato da Studio Promozioni, società operante nell'ambito del credito agevolato supportando i propri clienti nell'ottenimento di contributi e finanziamenti; Adacta, realtà professionale specializzata nella consulenza fiscale e legale e nella consulenza al top management; e Cuoa Business School, una tra le più importanti business school italiane.

Altro focus dell'evento sono stati gli incentivi su Industria 4.0, che hanno dato un contributo importante, spingendo le aziende a investire in beni strumentali e innovativi. Tema quanto mai d'attualità

La ricerca. «Si potrebbe dire «poche e abitudinarie», come spiega Andrea Furlan, membro del team di ricerca e direttore scientifico del Lean Center di Cuoa Business School, «infatti, le imprese adottanti (19% circa) si dimostrano imprese innovative, che spesso hanno già fatto anche un percorso di investimento sul fronte Ict. In questi casi, il ricorso al 4.0 è differenziato all'interno dell'azienda, in base a funzioni e processi. Per esempio: la stampa 3D è usata soprattutto per la progettazione del prodotto (prototipazione e sviluppo), la robotica in produzione, i big data per la parte di gestione della produzione e marketing. Le tecnologie dell'industria 4.0 sono adottate principalmente per produrre prodotti su misura o personalizzati (per il 66,6%), mentre solo il 33,4% lo fa per i prodotti a catalogo (standard). Tuttavia 4.0 non è solo sinonimo di acquisto di macchinari, ma anche di avvio di progetti 4.0».

Il risvolto della medaglia: le principali difficoltà incontrate nell'adozione sono mancanza di competenze interne/esterne, mancanza di banda larga, limitate risorse finanziarie lunghezza nelle tempistiche di implementazione.

Spostando l'attenzione sulle imprese che sono ancora orfane di tecnologia (81%), la principale motivazione è strategico-culturale: più del 65% dichiara che non è di interesse per il business, piuttosto che economico-finanziaria. La seconda motivazione riguarda l'essere una piccola impresa o impresa artigiana. A seguire, la scarsa conoscenza del tema.

Gli incentivi per le tecnologie 4.0. «Per le aziende diventa essenziale comprendere se e quanto gli incentivi hanno realmente determinato un cambiamento, un'evoluzione tecnologica e culturale o quanto invece sono stati interpretati solo come agevolazione fiscale», ha commentato Loris Tessari di Studio Promozioni. «È indispensabile aiutare le imprese a conoscere i principali strumenti agevolativi a supporto di progetti di R&S, di investimenti in beni materiali e immateriali e in formazione. Le opportunità sono varie. È strategico individuare in modo chiaro per ogni agevolazione i reali costi e bene?ci, consapevoli delle criticità connesse con la fruizione dei cosiddetti incentivi automatici, che comportano una autovalutazione da parte dell'impresa».

Gli ha fatto eco Paolo De Muri di Adacta: «All'interno dell'azienda chi si occupa di ?scalità, può utilizzare al meglio le innovazioni rese possibili dalle tecnologie digitali e cambiare ruolo. È questo il momento giusto per uscire da un'immagine di funzione che si occupa di meri adempimenti per diventare una risorsa al servizio delle strategie e delle decisioni dell'imprenditore che innova».

Il piano Industria 4.0 ha avuto e sta avendo un sensibile impatto sulla crescita e sugli investimenti in nuove tecnologie nel tessuto imprenditoriale italiano. Ma l'investimento in tecnologie 4.0 deve essere accompagnato da un ripensamento del modello di business delle imprese e del loro posizionamento strategico, nonché da un forte snellimento dei processi che devono essere stabili, robusti e misurabili prima di potere accogliere le nuove tecnologie digitali.

Fabio Biasioli, responsabile parte tecnica di Studio Promozioni, ha aggiunto che la gamma di interventi a disposizione delle imprese è «ampia e differenziata per finalità e area aziendale coinvolta. Quasi sempre si tratta di misure rivolte a tutte le imprese: tipologia, settore di attività, dimensioni. Con importanti eccezioni quali Sabatini, Fondo centrale di garanzia, start-up, destinate alle pmi. C'è poi complementarità degli strumenti e possibilità di cumulo delle agevolazioni». Tuttavia, ha ammesso Biasioli, c'è «difficoltà per l'impresa a orientarsi tra gli incentivi disponibili, in quanto sono di varia natura e tipologia, sono di tipo fiscale e altri tecnologici. Inoltre le procedure di accesso e di istruttoria sono differenti e richiedono competenze differenziate».

Parola d'ordine, quindi, è la «necessità di essere informati tempestivamente sulle opportunità, spesso anticipando la pianificazione delle scelte (vedi «click-day»). Valutando ogni incentivo in termini di costi/benefici (risorse da investire, costi di gestione, tempi, … vs. beneficio finanziario, tasso di successo…). Quindi il consulente d'impresa deve conoscere a fondo gli strumenti agevolativi (aspetti tecnici, finanziari, fiscali), conoscere l'impresa (caratteristiche/struttura/dimensioni; strategie, progetti di sviluppo e investimento)». In conclusione, secondo Biasioli, occorre «saper valutare costi / benefici. Saper dire anche: «No, non conviene».


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