Si prepara una generazione di robot con la pelle sensibile

di Carlo Valentini 08/06/2018 12:06
Si prepara una generazione di robot con la pelle sensibile

Un’equipe dell’università di Cagliari sta realizzando una pelle artificiale che oltre all’uso sanitario, sull’uomo, sarà in grado di ricoprire pure i robot, dotandoli della stessa sensibilità verso l’ambiente che possiede una persona

Mentre si discute sul futuro dei robot a intelligenza artificiale e sulla necessità di dotarli di un'etica, un'equipe dell'università di Cagliari sta realizzando una pelle artificiale che oltre all'uso sanitario, sull'uomo, sarà in grado di ricoprire pure i robot, dotandoli della stessa sensibilità verso l'ambiente che possiede una persona. Si tratta di un altro pezzo di fantascienza che esce dalla futurologia per trovare una concreta applicazione. E che dire del fatto che è tutto frutto della ricerca made in Italy? Spesso ci troviamo a narrare le mirabolanti imprese della Silicon Valley. Adesso possiamo rimanere entro i confini nazionali e l'exploit arriva dalla Sardegna, una regione di cui tra l'altro ci siamo occupati (vedi ItaliaOggi del 12 maggio) per anticipare che qui sarà installata l'avveniristica struttura (una maxi antenna dell'Agenzia spaziale italiana) che aiuterà la Nasa ad arrivare su Marte.

Adesso è la volta della pelle artificiale. Il prototipo è già funzionante: sente le variazioni di temperatura e di pressione, la sensazione di sfregamento, percepisce se qualcuno si avvicina. Insomma, simula il senso del tatto in tutte le sue sfumature. Questi sorprendenti risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature da Piero Cosseddu, il docente del dipartimento Ingegneria-elettrica-elettronica dell'università di Cagliari che guida il team dei ricercatori: «Siamo riusciti a riprodurre il comportamento della pelle, obiettivo difficile considerando la straordinaria complessità del più esteso organo del corpo umano, un vero e proprio ponte tra il cervello e il resto del mondo».

Questa pelle, derivata da una plastica speciale, riprodotta in laboratorio ha uno spessore inferiore a un micrometro, circa cento volte meno del diametro medio di un capello. E contiene sensori flessibili e ultrasensibili come quelli della pelle umana. L'avvio del progetto è avvenuto quindici anni fa. Adesso è stato tagliato il traguardo del prototipo e dopo ulteriori rilevazioni si procederà alla produzione. Aggiunge un altro ricercatore, Andrea Spanu: «Si possono prevedere molte utilizzazioni, per esempio si riuscirà a ricoprire una protesi conferendole una sensibilità simile a quella di un arto reale. Allo stesso modo si potrebbero rivestire i robot permettendo loro di interagire autonomamente con l'ambiente, gli oggetti circostanti e, perché no, gli esseri umani».

Una specie di pelle su misura per i robot? «Dotandoli delle sensibilità che ha la pelle - risponde - faranno un grande passo avanti nei loro comportamenti rispetto all'ambiente nel quale operano». La pelle è elasticizzata, leggera come una piuma ma quasi indistruttibile. Non è facile replicare perfettamente quella umana che ha circa due milioni di recettori del dolore ma grazie ai semiconduttori organici, morbidi e biocompatibili ci si può arrivare molto vicino.

Tra i problemi relativi allo sviluppo dei robot vi è la necessità di migliorare la loro percezione della realtà, che nell'uomo deriva dall'uso dei cinque sensi. La tecnologia tattile del team cagliaritano consente di superare questa odierna frontiera dei robot, che solo attraverso segnali visivi riescono a percepire la vicinanza rispetto ad un oggetto e il contatto con esso. Una limitazione che viene superata dotandoli di una propria pelle. Questa sensibilità consente un'autonomia finora solo ipotizzata, dalla raccolta di oggetti all'interazione con un telefono, dall'apertura di una porta ed operazioni simili. E già c'è chi preconizza, ma in questo caso torniamo al futuribile, che si arriverà a una pelle con caratteristiche addirittura migliori di quelle della pelle umana, per esempio in grado di rilevare piccoli vibrazioni di centinaia di volte al secondo con una precisione che le nostre dita non hanno. Per ora, comunque, lasciamo brindare al loro successo la squadra ultratecnologica di Cagliari e magari peroriamo che venga adeguatamente supportata affinché questa loro scoperta possa conquistare il mondo. Pure noi abbiamo i nostri Steve Jobs, lui ha dato appeal al computer, Cosseddu & Co lo danno ai robot.

Anche in questo caso, importante è arrivare primi. La concorrenza è notevole ma finora, come ha riconosciuto la rivista Nature, solo i cagliaritani sono riusciti a tagliare il traguardo, seppure solo di un prototipo. Per esempio la Stanford University ha realizzato uno smart material che copia la pelle ma non rileva l'ambiente esterno, occorre un tocco o una pressione per farla entrare in funzione. Qualcosa di macchinoso. Anche al politecnico di Zurigo hanno ideato una pelle, realizzata con la pectina,una sostanza utilizzata per fare le marmellate. Percepisce solo il calore e attraverso esso la presenza di corpi vicini. Ma non va oltre. L'obiettivo più avanzato raggiungibile a breve termine, di un robot con pelle (e ossa?) in grado di riprodurre la sensibilità tattile umana, è nel laboratorio del team guidato da Cosseddu. C'è da giurare che in prima fila a fare il tifo siano gli stessi robot, pronti a indossare la pelle quasi umana.


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