Una serie di processi di fabbricazione additiva che consentono di realizzare oggetti tridimensionali a partire da un modello digitale, depositando progressivamente materiale strato su strato. Si contrappone alle tradizionali tecniche di produzione sottrattiva e rappresenta una vera e propria integrazione tra mondo reale e mondo virtuale.
Insieme di fenomeni di arricchimento della percezione sensoriale umana spesso prodotti attraverso elettronica e tecnologie digitali. La persona coinvolta resta a contatto con la realtà fisica, che viene però integrata con informazioni e input aggiuntivi.
Una raccolta incredibilmente estesa in termini di volume, velocità e varietà, che comprende dati strutturati e non, la cui estrazione richiede metodi analitici e tecnologie sempre più sofisticate. La sfida attuale consiste nel trasformare i big data in smart data: informazioni intelligenti, nuove e utili, che diano vantaggio competitivo e siano perfettamente fruibili per il cliente.
Insieme delle tecnologie che permettono di elaborare, archiviare e memorizzare dati grazie all’utilizzo di risorse hardware e software distribuite nella rete. Attraverso il loro utilizzo si ottiene una riduzione di costi oltre che un miglioramento dei servizi associati al prodotto.
Mancano una manciata di ore alla conclusione del vertice ONU sul clima, anche se non c’è di fatto un temine inderogabile di chiusura, e i delegati di 197 nazioni lavorano freneticamente per limare il testo finale dell’accordo che potrebbe vedere la luce sabato 13. Dopo l’esultante ottimismo di giovedì 11 relativo all’annuncio di un accordo congiunto tra i due principali responsabili di emissioni di gas serra, Cina e USA, venerdì è subentrato un mesto possibilismo. Ancora diversi i nodi da sciogliere. In ballo c’è la partita finanziaria degli aiuti ai paesi in via di sviluppo per realizzare azioni di contrasto agli effetti di inondazioni, siccità, incendi correlati al cambiamento climatico. Le politiche di adattamento, introdotte in questo round di negoziazioni e trascurati dai precedenti vertici, sono in cima all’agenda delle economie povere, vittime indifese dei disastri naturali estremi sempre più frequenti e intensi. Un esempio, per capire. L’uragano Ida che colpì New Orleans in ottobre, fece nove vittime. Sedici anni prima, con l’altrettanto violento uragano Katrina, se ne contarono 1.800. Nel frattempo, si sono edificate dighe e paratie per miliardi di dollari. Al centro delle negoziazioni serrate c’è anche l’impegno di uscire dal carbone entro il 2030, 2040 per i paesi in via di sviluppo. Finora, per quanto incredibile, non si era mai fatta esplicita menzione in un vertice climatico di abbandonare la fonte fossile più inquinante. Indiscrezioni fanno però capire che questa risoluzione potrebbe uscire annacquata nel documento finale. Per quanto mutilato nelle sue ambizioni, COP26 non sarà un accordo storico ma rimane un passo importante nella decarbonizzazione. Si è confermato il contenimento dell’aumento delle temperature globali ben sotto i 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali e viene riconosciuto che l’impatto sul pianeta di un aumento superiore a 1,5 gradi porterebbe ad eventi estremi irreversibili. Per questo è fissata al 2030 la data per il taglio di 45% delle emissioni rispetto ai valori del 2010 (dieci punti percentuali in meno rispetto al pacchetto UE Fitfor55) e puntare alla neutralità carbonica a metà secolo, con il bilanciamento tra le emissioni nette di gas prodotte e quelle assorbite e/o rimosse; mentre sulla base degli impegni volontari presentati dai singoli paesi si è allineati sul +13%, una rotta che porterebbe verso un insostenibile aumento di 2,4 gradi entro 2100. Per centrare i target ambientali, la COP26 esorta le parti a fare di più, in vista del prossimo incontro a Sharm-el Sheikh nel 2022, ma con pragmatismo riconduce lo sforzo dei paesi secondo il principio “delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità alla luce delle circostanze nazionali”. E questo è climaticamente un passo avanti nella politica del realizzabile.
L'industria 4.0 è la teorizzazione di un paradigma manifatturiero basato sul concetto di Cyber Physical System (CPS), ovvero sistemi informatici in grado di interagire con i sistemi fisici in cui operano; tali sistemi sono dotati di capacità computazionale, di comunicazione e di controllo.
Insieme di tecnologie, processi e pratiche aventi lo scopo di proteggere gli asset informatici da possibili attacchi esterni o interni che potrebbero provocare danni diretti o indiretti di notevole impatto.
Le reti vengono definite profonde (deep) perché coinvolgono più strati di connessessioni, con un’altissima capacità computazionale sui dati. Intelligenza artificiale. Riassume il processo di creare, sul modello dell’uomo, i sistemi informatici che apprendono e sono in grado di risolvere problemi in modo autonomo. Il concetto emerse per la prima volta nel 1956 presso il Dartmouth College, negli Usa.
Un’azienda nella quale l’IT assume un ruolo determinante nella definizione della propria strategia di business. Tutti i processi di creazione del valore, fino anche al coinvolgimento dei fornitori, sono rappresentati e gestiti in modo digitale e strettamente interconnessi.
Indica l’utilizzo delle tecnologie digitali per modificare un modello di business e fornire all’impresa opportunità in termini di creazione di valore. In sostanza riassume il processo di transizione verso un business digitale.
Identifica un’iniziativa dell’industria dell’ automazione tedesca avviata nel 2011 con l’obiettivo di definire una strada maestra per lo sviluppo delle aziende manifatturiere nella Internet age. Una naturale evoluzione basata su un nuovo scenario tecnologico in cui esseri umani, macchine e oggetti per la gestione intelligente dei sistemi sono e saranno sempre più collegati in tempo reale.
Internet connette anche le “cose”. Dispositivi e macchine si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza tanto da poter trasferire in rete dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da altri. Nella comunicazione, raccogliendo quanto a loro necessario e fornendo quanto disponibile, guadagnano così la possibilità di svolgere alcune attività in modo autonomo.
Metodi e sistemi con cui le macchine fanno esperienze come le persone e apprendono di conseguenza. Con il machine learning un sistema informatico acquisisce conoscenza a partire da grandi quantità di dati, ne estrae gli schemi principali con relative caratteristiche e può, su questa base, dedurre previsioni. Con l’aiuto anche di metodi statistici il machine learning ha fatto enormi progressi a partire dagli anni 80. Tra le applicazioni correnti, i filtri antispam.
Meccanica connessa all’elettronica, uguale meccatronica. In particolar modo rappresenta l’integrazione stretta tra meccanica, elettronica e informatica e dunque l’impiego di sistemi elettronici per controllare il movimento di organi meccanici. Rientrano in questa categoria gli attuatori (regolatori, convertitori e trasformatori di energia) i sensori ed i dispositivi di controllo o regolatori.
È l’insieme delle tecnologie e dei dispositivi che guidano gli strumenti meccanici in movimento, un fattore chiave che influisce sulle prestazioni della macchina. Le soluzioni tecnologiche del motion control permettono di realizzare macchine in cui il coordinamento tra gli organi in movimento è ottenuto tramite sistemi elettronici, anziché tramite i tradizionali sistemi meccanici di distribuzione del moto (ad esempio cinghie o ruote dentate).
Le tecnologie IoT renderanno disponibili in tempo reale una grande mole di informazioni sui clienti, per esempio in merito alle modalità di utilizzo/fruizione di prodotti e servizi, dati biometrici, stili di vita, ecc. Sarà quindi possibile definire i bisogni dei clienti eseguendo un targeting spinto dal mercato.
Si tratta di un sistema che, grazie all’impiego di un hardware specifico, a sensori e ad algoritmi predittivi e con l’impiego di tecnologie abilitanti in ambito IoT (Big data, Cloud computing, Machine Learning), consente di massimizzare l’efficacia delle attività di manutenzione dei clienti, intervenendo da remoto e riducendo fermi macchina e costi di manutenzione.
Si intende la decisione di riportare nel paese di origine dell’azienda le attività produttive in precedenza delocalizzate all’estero (off-shoring). In tal senso, si considerano sia le produzioni svolte all’interno di stabilimenti di proprietà che quelle affidate a fornitori esterni (out-sourcing).
Metafora, che risale agli anni 40, con cui i sistemi informatici vengano assimilati alle reti di cellule nervose del cervello. Un programma apprende per prove ed errori, metodo base della scienza (e di esperienza anche di alcuni animali).
Consente di definire la geometria del prodotto e simularne il comportamento nei più svariati modi, senza bisogno di costruire e utilizzare prototipi fisici. Attraverso la realizzazione dei digital twin, o copie digitali, del prodotto un'ampia gamma di varianti possono essere confrontate, testate e valutate. Tutto in modo virtuale.
E’ il tempo necessario per introdurre sul mercato un nuovo prodotto. È un termine molto utilizzato nell’industria 4.0. Infatti, per via della possibilità sempre più avanzata della prototipazione digitale e reale (tramite la stampa 3D) il tempo necessario, dalla sua idea iniziale al momento in cui viene commercializzato, si riduce.
Sono dispositivi e sensori indossabili. Costituiscono un esempio di IoT dal momento che sfanno parte di oggetti fisici (come orologi e braccialetti smart) o “cose” integrati con elettronica, software, sensori e connettività per consentire agli oggetti di raccogliere e scambiare quantità di dati con un produttore, un operatore o altri dispositivi collegati senza richiedere l’intervento umano.
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