Cosa c’è dietro il crollo della Silicon Valley Bank che minaccia i listini in tutto il mondo

di Jonathan Weil e Ben Eisen 10/03/2023 12:26
Cosa c’è dietro il crollo della Silicon Valley Bank che minaccia i listini in tutto il mondo

Dopo un confuso comunicato stampa che ha allarmato i depositanti, Greg Becker, amministratore delegato, ha cercato di rassicurare i venture capitalist e altri clienti del settore tecnologico. Risultato: -60% del titolo in borsa e corsa delle start up a ritirare i loro depositi | La trappola dei tassi sgambetta le banche a Wall Street, dilaga la paura di un effetto contagio | Le banche italiane crollano in Borsa per colpa di un istituto della Silicon Valley | Silicon Valley Bank, il ceo Becker ha venduto 3,5 milioni di dollari di azioni due settimane prima del crac

Gli investitori hanno scaricato giovedì 9 le azioni della SVB Financial Group (-60,41%) e di una serie di banche statunitensi dopo che l'istituto di credito californiano, tradizionalmente utilizzato dalle società di tecnologia della Silicon Valley, ha dichiarato di aver perso quasi 2 miliardi di dollari per minusvalenze legate alla vendita di titoli obbligazionari, resasi necessaria in seguito di un calo dei depositi superiore al previsto.

Titolo SVB -60%

Le azioni di SVB, la società madre della Silicon Valley Bank, sono scese di oltre il 60% dopo aver reso nota la perdita e aver cercato di raccogliere 2,25 miliardi di dollari di capitale fresco con un aumento di capitale. Il crollo di giovedì è un'altra conseguenza della campagna aggressiva della Federal Reserve per controllare l'inflazione. L'aumento dei tassi d'interesse americani ha fatto crollare il prezzo delle obbligazioni e dei titoli di Stato in circolazione, a causa dei loro rendimenti più bassi.

Corsa al ritiro del denaro

Le banche possiedono molte di queste obbligazioni, compresi i Treasury e si trovano ora a dover sopportare enormi perdite non realizzate. Questi fortissimi cali di valore non sono necessariamente un problema per le banche, a meno che non siano costrette a vendere sul mercato le attività per coprire i prelevamenti dei depositi. La maggior parte delle banche non lo sta facendo, anche se i loro clienti stanno iniziando a spostare i depositi dai conti correnti verso alternative a più alto rendimento. Tuttavia, questa settimana alcune banche si sono trovate in difficoltà, scatenando il timore che altri istituti possano essere subire perdite analoghe allo scopo di raccogliere liquidità.

SVB aveva dichiarato alla fine di mercoledì 8 una minusvalenza di 1,8 miliardi di dollari al netto delle imposte sulla vendita di titoli in portafoglio e che avrebbe cercato di rafforzare il capitale per 2,25 miliardi di dollari, vendendo un mix di azioni ordinarie e privilegiate. Le attività e i depositi della banca erano quasi raddoppiati nel 2021 e la SVB ha investito queste somme in grandi quantità in titoli di Stato statunitensi e in altri titoli di debito sponsorizzati dal governo. Poco dopo, la Fed ha iniziato ad alzare i tassi. Ciò ha colpito le startup tecnologiche e le società di venture capital clienti della Silicon Valley Bank, innescando un calo dei depositi più rapido del previsto, che continua a crescere.

Alcuni investitori di capitale di rischio hanno consigliato alle startup di ritirare il loro denaro da SVB, citando problemi di liquidità, secondo alcune fonti a conoscenza della questione. Garry Tan, presidente dell'incubatore di startup Y Combinator, ha inviato questo messaggio interno ai fondatori del programma: «Non siamo a conoscenza di ciò che sta accadendo a SVB. Ma ogni volta che sentite parlare di problemi di solvibilità in una banca, e la cosa può essere ritenuta credibile, dovreste prenderla sul serio e dare la priorità agli interessi della vostra startup, evitando di esporvi per più di 250.000 dollari. Come sempre, la vostra startup muore quando finite i soldi, per qualsiasi motivo». L'amministratore delegato della SVB, Greg Becker, ha tenuto una conference call giovedì 9 per cercare di rassicurare i clienti sulla salute finanziaria della banca. Becker ha esortato i clienti a non ritirare i loro depositi dalla banca e a non diffondere paura o panico sulla sua situazione.

Il primo segnale di una crepa nel settore finanziario

Il crollo di Silvergate Capital Corp, una delle principali banche del mercato delle criptovalute, è un esempio più estremo di fuga dei depositi. La banca californiana ha dichiarato mercoledì 8 di voler chiudere i battenti dopo che il crollo delle criptovalute ha scatenato una corsa ai depositi che l'ha costretta a vendere miliardi di dollari di attività in forte perdita. «Questo è il primo segnale che potrebbe esserci una qualche crepa nel sistema finanziario», ha dichiarato Bill Smead, presidente e chief investment officer di Smead Capital Management, una società da 5,5 miliardi di dollari che conta Bank of America Corp. e JPMorgan tra le sue partecipazioni. «La gente si sta rendendo conto di aver vissuto uno dei più grandi episodi di euforia finanziaria».

Le banche non subiscono perdite sui loro portafogli obbligazionari se sono in grado di mantenerli fino alla scadenza. Ma se improvvisamente sono costrette a vendere le obbligazioni in perdita per raccogliere liquidità, le regole contabili impongono di indicare le perdite realizzate nel loro conto economico. Tali regole consentono alle società di escludere le perdite sulle obbligazioni dagli utili se classificano gli investimenti come «disponibili per la vendita» o «detenuti fino alla scadenza». A volte le perdite colgono di sorpresa gli investitori, anche se il problema si è lentamente accumulato ed è stato reso noto per molto tempo.

Boom di depositi dell’era Covid

Nel caso di SVB, le perdite non realizzate si sono accumulate per tutto l'anno scorso ed erano visibili a chiunque leggesse i suoi rapporti finanziari. A febbraio, la Federal Deposit Insurance Corp. ha riferito che al 31 dicembre 2022 le perdite non realizzate delle banche statunitensi sui titoli disponibili per la vendita e detenuti fino alla scadenza ammontavano a 620 miliardi di dollari, rispetto agli 8 miliardi di dollari dell'anno precedente, prima che iniziasse la spinta della Fed sui tassi. In parte, le banche statunitensi stanno subendo gli effetti di un boom di depositi dell'era Covid che le ha lasciate piene di liquidità da dover impiegare. I depositi nazionali delle banche assicurate a livello federale sono aumentati del 38% dalla fine del 2019 alla fine del 2021, secondo i dati della FDIC. Nello stesso periodo, i prestiti totali sono aumentati del 7%, lasciando molti istituti con grandi quantità di liquidità da investire in titoli, con i tassi di interesse vicini ai minimi storici.

Secondo i dati della Fed, nello stesso periodo le posizioni delle banche commerciali statunitensi in titoli di Stato sono aumentate del 53%, raggiungendo i 4580 miliardi di dollari. La maggior parte delle minusvalenze non realizzate nel sistema bancario riguarda grandi istituti di credito. Nella sua relazione annuale, Bank of America ha dichiarato che il valore di dei suoi titoli di debito detenuti fino a scadenza era di 524 miliardi di dollari ai prezzi di mercato del 31 dicembre 2022, 109 miliardi di dollari in meno rispetto al valore indicato nel suo bilancio.

I rischi sono più gravi per i piccoli istituti di credito

Bank of America e le altre mega banche possono tollerare una significativa diminuzione dei depositi prima di essere costrette a cristallizzare queste perdite. La maggior parte delle passività di SVB (89% alla fine del 2022) è invece costituita da depositi. Bank of America attinge i suoi finanziamenti da un insieme di fonti molto più ampio, che comprende un maggior numero di prestiti a lungo termine; il 69% delle sue passività è costituito da depositi. Inoltre, a differenza di SVB e Silvergate, le grandi banche detengono una serie di attività e servono aziende impegnate in tutti i settori dell'economia, riducendo al minimo il rischio che una flessione in un singolo comparto possa causare loro gravi danni.

«D'altra parte, le perdite non realizzate (ancora in bilancio al prezzo di acquisto e non di mercato, ndt) indeboliscono la capacità futura di una banca di far fronte a esigenze di liquidità inattese», ha dichiarato il presidente della FDIC, Martin Gruenberg in un discorso del 6 marzo. I rischi sono più gravi per i piccoli istituti di credito. Per attirare i clienti, le banche più piccole devono spesso pagare ai clienti tassi sui depositi più alti rispetto alle mega banche dotate di tecnologie appariscenti e di ampie reti di filiali. La Bank of America ha pagato un tasso medio dello 0,96% sui depositi nel quarto trimestre 22, rispetto all'1,17% del settore. SVB ha pagato il 2,33%.

SVB, con sede a Santa Clara, in California, si rivolge alle imprese tecnologiche, di venture capital e private-equity ed è cresciuta rapidamente insieme a questi settori. I depositi totali sono aumentati dell'86% nel 2021 a 189 miliardi di dollari e hanno raggiunto il picco di 198 miliardi di dollari un trimestre dopo. I depositi sono scesi del 13% negli ultimi tre trimestri del 2022 e hanno continuato a scendere a gennaio e febbraio «in parte a causa della sua concentrazione sui depositi delle società tecnologiche derivanti dai finanziamenti dei loro investitori e del rallentamento degli investimenti pubblici e privati nell'ultimo anno», hanno scritto gli analisti del credito di Standard & Poor's in una nota che declassa SVB a un livello superiore a quello di junk (titolo spazzatura). Gli analisti si aspettano che i depositi di SVB possano diminuire ulteriormente.

26,1 miliardi di dollari di titoli "disponibili per la vendita"

L'anno scorso i titoli obbligazionari di SVB hanno subito un sostanziale calo di valore. Al 31 dicembre, il bilancio di SVB mostrava titoli etichettati come "disponibili per la vendita" con un valore di mercato equo di 26,1 miliardi di dollari, 2,5 miliardi di dollari al di sotto del loro costo di 28,6 miliardi di dollari. In base alle regole contabili, l'etichetta "disponibile per la vendita" consentiva a SVB di escludere le perdite su carta di tali titoli dai suoi utili, anche se le perdite venivano conteggiate nel patrimonio netto. In un comunicato stampa di mercoledì 8, SVB ha dichiarato di aver venduto sostanzialmente tutti i titoli cosiddetti disponibili per la vendita. La società ha dichiarato di aver deciso di vendere le partecipazioni e di raccogliere nuovo capitale «perché ci aspettiamo un continuo aumento dei tassi di interesse, una pressione sui mercati pubblici e privati e un elevato livello di liquidità che verrà bruciata da parte dei nostri clienti nell’investire nelle loro attività».

Il bilancio di fine anno di SVB mostrava anche 91,3 miliardi di dollari di titoli classificati come "detenuti fino a scadenza". Questa etichetta consente a SVB di escludere le perdite su tali titoli sia dagli utili che dal patrimonio netto. In una nota a piè di pagina dell'ultimo bilancio, SVB ha dichiarato che il valore di mercato di questi titoli detenuti fino a scadenza era di 76,2 miliardi di dollari, ovvero 15,1 miliardi di dollari in meno rispetto al loro valore di bilancio. Questo divario di fine anno era quasi pari ai 16,3 miliardi di dollari di patrimonio netto totale di SVB. SVB non ha rinunciato alla sua posizione di mantenere queste obbligazioni fino alla scadenza. La maggior parte dei titoli detenuti fino alla scadenza consisteva in obbligazioni ipotecarie emesse da enti sponsorizzati dal governo, come Fannie Mae, che non presentano rischi di insolvenza.

Azioni SVB vendute allo scoperto

Presentano, però, un rischio di mercato, compreso il rischio di tasso d'interesse, poiché il valore delle obbligazioni scende quando i tassi aumentano. Il rendimento dei Treasury a due anni ha recentemente superato il 5%, dal 4,43% alla fine del 2022. Alcuni investitori hanno ottenuto un bel guadagno con il crollo di giovedì 9. Circa il 5,4% delle azioni disponibili di SVB sono state vendute allo scoperto, secondo i dati FactSet del mese scorso. I venditori allo scoperto mirano a trarre profitto prendendo in prestito e vendendo quelle azioni di società che ritengono sopravvalutate, per poi riacquistarle successivamente a un prezzo inferiore. Un numero molto minore di investitori ha scommesso allo scoperto su altre banche del settore. Il mese scorso la percentuale di short interest era del 2% per Fifth Third Bancorp, dell'1,4% per State Street Corp. e dell'1% per American Express Co.

-Peter Rudegeair, Eric Wallerstein e Berber Jin hanno contribuito a questo articolo. (riproduzione riservata)


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