Industria 4.0, Epifani: tutte le opportunità per l'Italia

15/09/2016 12:09
Industria 4.0, Epifani: tutte le opportunità per l'Italia

Come il nostro paese può crescere grazie alla fabbrica digitale

Carlo Cerutti: Industria 4.0, ne parliamo con Guglielmo Epifani, presidente della decima commissione delle attività produttive commercio e turismo, nonché relatore dell’indagine conoscitiva di Industria 4.0 in Italia. Epifani, di cosa si parla in concreto con Industria 4.0?

Guglielmo Epifani: Industria 4.0 vuole essere una strategia di politica industriale che aiuti il nostro sistema manifatturiero e i servizi connessi al sistema industriale a incorporare le novità oggi consentite dai processi tecnologici. Il fine è quello di aumentare la produttività, la qualità dei prodotti, e intensificare il rapporto fra chi produce e chi consuma. Una rivoluzione che permetterebbe alle nostre imprese, anche a quelle che già lavorano per multinazionali estere in particolare quelle tedesche, di accrescere la propria posizione e di non perdere clienti.

D: Le sembra che l’esecutivo si sia posto sulla giusta rotta per raggiungere questi obiettivi oppure si continua ad andare per tentativi?

R: Abbiamo riscontrato nel Ministro Padoan e nel Ministro Calenda la giusta attenzione alla questione, c’è la coscienza di essere di fronte ad un bivio fondamentale per il futuro del nostro sistema produttivo e manifatturiero. Ne è riprova che il fatto che Calenda formalizzerà nei prossimi giorni l’insediamento di un tavolo di regia per governare questo processo di cambiamento. Occorrono nuove forme di sostegno, incentivi mirati alla trasformazione tecnologica, all’intelligenza artificiale, alla gestione di big data, insomma a tutto quello che riguarda Industria 4.0. Serve un balzo culturale, e mi pare che ci siano tutte le condizioni per farlo.

D: Come si fa a convincere le Pmi, ovvero l’85 percento del nostro tessuto produttivo, della necessità di investire in questi fattori?

R: In primo luogo, è necessario lavorare in una logica cooperativa, come in Germania, dove fra enti locali, accademici e imprenditoriali c’è un costante rapporto che dà forza al sistema. In Italia, rispetto a questo punto, occorre fare un grosso passo in avanti, altrimenti sarà dura affrontare un cambiamento del genere. In secondo luogo, non si può ignorare che la maggior parte delle imprese italiane non sono piccole, ma piccolissime, e che queste non possono essere lasciate fuori dalle dinamiche di cambiamento. Occorre supportarle in un processo di crescita dimensionale attraverso sinergie a livello territoriale e soprattutto attraverso uno scatto conoscitivo. Per riuscire in questo programma servono due cose: una capacità formativa del lavoro molto più forte di quella attuale, sia dentro che al di fuori della fabbrica, e che si torni ad investire, perché altrimenti non c’è alcuna possibilità di affrontare una sfida complessa come quella che abbiamo di fronte.

D: Per concludere, Industria 4.0 che impatto avrà sull’occupazione?

R: Ci saranno sicuramente grossi cambiamenti nel modo di lavorare, cosa che peraltro è già visibile oggi in alcune realtà: basta vedere come funzionano le catene di montaggio per capire quanto tutto si sia innovato con robot e macchinari vari. Poi, è chiaro che in un grande stabilimento industriale il numero degli impiegati è destinato a diminuire, però aumenterà contestualmente l’occupazione secondo altre forme di lavoro: erogazione di servizi, analisi dei dati e quant’altro. Fare delle stime precise è impossibile, perché siamo di fronte ad una trasformazione che per le sue dimensioni e la sua pervasività non ci mette oggi nelle condizione di poter capire.


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