Industria 4.0, l'Ocse promuove il piano del governo

di Luigi Chiarello 18/12/2017 10:20
Industria 4.0, l'Ocse promuove il piano del governo

Ok dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ma più formazione su lavoratori e manager. Il Mise: bonus al 40% per chi investe sul personale

L'Ocse promuove il piano Industria 4.0 del governo italiano. Ma insiste affinché si implementino alcune misure che lo rendano più incisivo. Si tratta di tre consigli, definiti «raccomandazioni chiave», che puntano sostanzialmente a incrementare, mediante formazione, le competenze nel Paese. Attualmente carenti. L'organizzazione chiede, infatti, che si lavori per accrescere, nel panorama produttivo italiano, la formazione tecnica nei giovani, le competenze 4.0 di imprenditori e manager e le conoscenze dei lavoratori, che devono adattarsi ai nuovi processi produttivi. La «pagella», diffusa ieri dall'organizzazione internazionale è contenuta in un rapporto dal titolo Getting Skills Right: Italy. Il cui giudizio, in sintesi, è riportato in una nota del ministero dello sviluppo economico: Industria 4.0, «assieme alle recenti riforme del sistema educativo (la Buona Scuola) e del mercato del lavoro (Jobs Act) può contribuire a ridurre i preoccupanti squilibri fra offerta e domanda di competenze nel mercato del lavoro italiano». Ma andiamo con ordine, partendo dai «consigli» all'esecutivo Gentiloni. Formazione. In primis, secondo l'organizzazione, «va incoraggiato il coinvolgimento delle imprese nello sviluppo della formazione tecnica finalizzata a rispondere alla domanda del mercato del lavoro in quanto le competenze tecniche, specialmente in informatica e elettronica, sono insufficienti. L'aumento del numero di studenti degli Istituti tecnici superiori (Its) è una importante priorità». In sostanza, l'Ocse chiede al governo italiano di orientare le scelte educative dei giovani verso istituti tecnici.

Know-how ai vertici delle imprese. Oggi le competenze 4.0 di imprenditori e i manager italiani «hanno bisogno di essere ulteriormente rafforzate, specialmente nelle piccole e medie imprese e in quelle a gestione familiare», scrive l'Ocse. Che auspica un salto di qualità: «Le buone pratiche manageriali (High-performance working practices - Hpwp) come formazione, mentoring (affiancamento dei più esperti ai più giovani, ndr), rotazione sul lavoro o flessibilità nelle mansioni dovrebbero essere promosse fra le imprese di tutte le dimensioni, per dare impulso ad una domanda debole in termini di competenze». E ancora: «I datori di lavoro devono diventare attori proattivi della rivoluzione digitale prevista dal piano Industria 4.0. Per questo, l'Italia avrà bisogno di portare a termine una sostanziale trasformazione e riorganizzazione delle attività e delle mansioni sul posto di lavoro». Ma non basta. Secondo l'Ocse «la disseminazione di informazioni circa le tecnologie di Industria 4.0 a tutte le imprese, e in particolare alle più piccole, dovrebbe essere ulteriormente accresciuta per aumentare l'adozione dell'intero programma 4.0».

Sul versante dei lavoratori, spiega l'Ocse, «le competenze trasversali devono essere incrementate per aiutare i lavoratori ad adottare e ad adattarsi alle nuove tecnologie». Già, ma come? «I corsi di aggiornamento e il lifelong learning (apprendimento continuo, ndr) giocano un ruolo sempre più importante in tutti i paesi», suggerisce l'organizzazione. Ma, «per l'Italia è essenziale rafforzare l'offerta e la copertura della formazione continua fra i lavoratori ad ogni livello di competenza». In sostanza, non basta mettere qualche toppa qua e là, ma occorre intervenire sui lavoratori in azienda a qualunque livello. Infine, la stoccata: «La previsione di corsi per sviluppare le competenze linguistiche e in Ict va incoraggiata», con dei fondi ad hoc, «anche tramite la riallocazione di risorse da programmi di formazione che stanno finanziando al momento skill meno rilevanti». Come dire: togliete le risorse alla formazione improduttiva e destinatele al 4.0.

Il contesto. Va detto che le nuove tecnologie che stanno rivoluzionando i processi produttivi sono rivoluzionarie e sfidano i lavoratori. Si tratta di big data analytics, cloud computing, industrial Internet, additive e advanced manufacturing (ovvero stampa 3D e robot interconnessi). In più, il tessuto produttivo del Belpaese è fatto da pmi a basso contenuto tecnologico, con basso tasso di digitalizzazione, ma esposte alla competizione internazionale. Per questo, Ocse valuta gli interventi del governo italiano come «un passo nella giusta direzione poiché stimolano l'adozione di nuove tecnologie e rafforzano la domanda di competenze digitali».

Le agevolazioni in manovra. Una nota del ministero dello sviluppo economico, guidato da Carlo Calenda, riassume le novità introdotte nel ddl di bilancio per il 2018, attualmente al vaglio della commissione bilancio della Camera, «per superare l'attuale carenza di competenze in ambito 4.0». «È prevista l'introduzione di un credito di imposta», spiega il Mise, «nella misura del 40% delle spese relative al costo aziendale del personale dipendente e fino a un importo massimo annuale di 300 mila euro, per ciascun beneficiario. Questo bonus agevola: le spese in formazione su competenze Ict, vendita e marketing, tecniche e tecnologie di produzione, collegate alle tecnologie 4.0. E cioè a: big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali. Invece, spiega il Mise, per consentire agli istituti tecnici di incrementare l'offerta formativa 4.0, vengono stanziati: 10 mln nel 2018, 20 mln nel 2019 e 35 mln dal 2020. In più, con un nuovo dpcm «saranno integrati gli standard organizzativi e di percorso degli Istituti tecnici superiori» per adeguare l'offerta formativa alle esigenze del processo Industria 4.0.

 


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