L'implosione nucleare della Germania

di The Editorial Board 14/07/2022 17:06
L'implosione nucleare della Germania

Nel mezzo di una crisi energetica, la sinistra ecologista rinuncia a una fonte affidabile e pulita a favore del carbone e di una speranza

L'ossessione europea per il clima ha portato a una crisi energetica, ma chi pensava che i tedeschi avrebbero scelto di peggiorarla? È quello che è successo giovedì scorso, quando il Bundestag ha votato per la chiusura entro la fine dell'anno delle poche centrali nucleari del Paese ancora operanti.

I parlamentari, principalmente socialdemocratici e verdi della coalizione di governo, hanno bocciato il tentativo di prolungare la vita di tre reattori nucleari. Sono gli ultimi tre rimasti in piedi dopo la decisione dell'ex cancelliere Angela Merkel, nel 2011, di eliminare gradualmente l'energia nucleare. Spegnerli è diventato un articolo di fede per la sinistra ecologista tedesca, anche se il partito cristiano-democratico (Cdu) di centro-destra della Merkel dopol il suo ritiro ha ripensato a questa scelta politica. La Cdu ha appoggiato la risoluzione a favore del nucleare, sconfitta per 249 a 393.

Si tratta della stessa Germania in preda a una crisi energetica, che minaccia di paralizzare quest'inverno la più grande economia europea. La sfida principale è sostituire le importazioni dalla Russia, che forniva più della metà del gas naturale consumato dalla Germania prima dell'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin.

Berlino sta scoprendo tardivamente che la dipendenza dalle proprie inaffidabili energie rinnovabili e dalla Russia per i combustibili fossili è una vulnerabilità strategica. Come a sottolineare il punto, il Nord Stream 1, il gasdotto russo diretto in Germania, è stato chiuso per "manutenzione" lunedì 11, o almeno così dice il proprietario Gazprom.

L'energia nucleare, che rappresenta ancora il 6% dell'elettricità tedesca, sarebbe di sicuro aiuto. Il Paese ha bisogno di combustibili alternativi per dirottare le ridotte forniture di gas all'industria. E nel prossimo futuro la Germania dipenderà dal gas naturale per gli usi industriali.

Il Ministro dell'economia e del clima, Robert Habeck, e i suoi colleghi verdi sperano che un'accelerazione della crescita delle energie rinnovabili sia sufficiente, ma esse funzionano solo quando soffia il vento o splende il sole. Il Paese è inoltre molto indietro nella costruzione di linee di trasmissione per trasportare l'energia dai siti con il clima giusto alle fabbriche e alle case che hanno bisogno di energia.

Poiché il gas è meno disponibile, le fonti rinnovabili sono meno affidabili e il nucleare rimane indesiderabile, rimane il carbone. Gli stessi legislatori ambientalisti, che la scorsa settimana si sono opposti al nucleare, hanno dato la loro benedizione a un aumento della produzione di energia a carbone.

La speranza è che le energie rinnovabili (e la tecnologia delle batterie per renderle adatte a un'economia industriale) si sviluppino abbastanza rapidamente da rendere presto la questione irrilevante. Ma è solo una speranza. È più probabile che il carbone sarà necessario ancora per anni, e Berlino abbandona gli investimenti e il know-how sul nucleare che sarebbero serviti alla Germania per gli anni a venire.

La grande lezione della crisi energetica di quest'anno è che la vulnerabilità dell'Europa è stata una scelta, non una questione inevitabile. Invece di imparare da questo errore, i politici tedeschi hanno scelto di ripeterlo. (riproduzione riservata)


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