L'Italia rischia un terzo del pil senza le materie prime critiche dall'estero

di Silvia Valente (Milano Finanza) 22/06/2022 16:53
L'Italia rischia un terzo del pil senza le materie prime critiche dall'estero

L'esposizione verso la Russia è di 107 miliardi di euro, sui 564 miliardi complessivi. L'industria aerospaziale è particolarmente a rischio perché utilizza 26 materie prime critiche su 30. Lancia l'allarme il report di The European House- Ambrosetti

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha evidenziato e aggravato il problema europeo e italiano della dipendenza dall'estero, principalmente da fornitori extra-Ue, per le materie prime critiche, materiali di strategica importanza economica ma con alti rischi di fornitura. In particolare, la produzione industriale italiana dipende per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo dell'ultimo pil a disposizione ossia del 2021) dall'importazione di materie prime critiche extra-Ue, di cui 107 miliardi dalla Russia. È quanto emerge dallo studio di The European House- Ambrosetti, commissionato da Erion, il più grande sistema multi-consortile italiano di responsabilità del produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici.

L'aerospazio è il settore più a rischio

Il numero delle materie prime critiche riconosciute dalla Commissione europea cresce costantemente (14 nel 2011 vs 30 nel 2020) sia perché diventano più difficili da trovare per effetto dei cambiamenti climatici sia perché le nuove priorità digital e green a livello globale stimolano la domanda di certe materie prime (come rame, nichel, manganese, cobalto) più della loro possibile offerta.

Ma quante e quali materie prime sono coinvolte nei diversi settori industriali? Sempre concentrandosi sull'Italia, lo studio di Ambrosetti ha evidenziato che per l'industria aerospaziale sono indispensabili 26 materie prime su 30 (87%) mentre 24 per quella ad alta intensità (80%). Il numero scende a quota 21 per l'elettronica e l'automotive (70%) e fino a 10 per le energie rinnovabili (60%).

Considerando invece tutti i principali settori industriali, le terre rare sono sempre presenti e contribuiscono alla generazione di quasi 50 miliardi di euro della produzione industriale italiana.

L'opportunità di riciclare i rifiuti tecnologici

I fattori di rischio relativi alla dipendenza dall'estero potrebbero essere ridimensionati con un efficiente riciclo dei rifiuti tecnologici. Secondo il report, se infatti l'Italia raggiungesse il tasso di riciclo dei best performer europei (70-75%), quasi raddoppiando l'attuale 39,4%, potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di materie prime critiche, per avere un'idea, l'11% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Si risparmierebbero così quasi 14 milioni di euro destinati altrimenti alle importazioni. Ne deriverebbero per giunta benefici notevoli per l'ambiente, con la riduzione di quasi un milione di tonnellate di Co2, quantificabili in ricadute positive per la comunità in 208 milioni di euro. (riproduzione riservata)


Informativa Privacy  -  Informativa Cookie